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Elmetti di sicurezza e caschi antinfortunistica: cosa sapere per scegliere quello giusto

Gli elmetti di sicurezza sono tra i dispositivi più importanti che ci siano: tutti li conoscono, anche chi non ha familiarità con i lavori in cantiere, e sono così preziosi che solitamente vengono indossati all’inizio del lavoro per poi essere tolti solo a lavoro ultimato a fine turno.


Cosa c’è da sapere su questi DPI? Cosa dice la normativa al riguardo?


Vediamo tutti i dettagli in questo articolo.

Elmetti protettivi
Gli elmetti protettivi sono indispensabili per i lavori in quota

Elmetti di sicurezza e caschi antinfortunistica, cosa sono?


Gli elmetti di sicurezza, o caschi antinfortunistici, sono dei dispositivi di protezione individuale progettati per proteggere la testa e il cranio di chi li indossa. Sono indispensabili in aree di lavoro pericolose e prevengono i danni da caduta accidentale del lavoratore o di materiali dall’alto.


Sono formati da un guscio esterno, solitamente realizzato in materiale termoplastico semplice o in materiale duroplastico di qualità, e da un rivestimento interno. Il rivestimento interno è costituito da una imbottitura interna, dalle fasce portanti, dalla fascia posteriore, dalla fascia perimetrale e da quella antisudore, creando un dispositivo confortevole e capace di proteggere il capo a 360°.


Questo speciale casco da lavoro è progettato per resistere agli urti e alla penetrazione, riuscendo a dissipare l’energia d’urto e potendo deviare, grazie alla sua particolare forma, gli oggetti con cui si scontra.


Esistono diversi tipi di elmetti di sicurezza e, in base alle esigenze, questi devono garantire l’aerazione, eliminare l’acqua, resistere al fuoco e assicurare isolamento elettrico. Devono quindi proteggere da rischi meccanici, elettrici e termici.


Per essere conformi questi DPI devono essere muniti di un aggancio di sicurezza sotto il mento, per evitare che scivoli via o si sposti pericolosamente.

Inoltre, per poterli indossare nel modo corretto, è opportuno legare i capelli e proteggerli con reti o cuffie.


Le tipologie principali

Gli elmetti di sicurezza sono dispositivi così diffusi che vengono usati più o meno per qualsiasi intervento: per questo ne esistono tante varianti, perché per ogni contesto ne è stato realizzato uno con caratteristiche precise.


Alcuni modelli di caschi antinfortunistici, per esempio, sono dotati di:


visiera per proteggere gli occhi dagli agenti irritanti

• dispositivi otoprotettivi per preservare la salute dell’apparato uditivo

maschere per la protezione delle vie aeree

• colori fluo e appendici catarifrangenti per dare all’operatore alta visibilità

• colori scuri e opacità per limitare la visibilità del lavoratore (per esempio in ambito militare)

• protezioni per il collo

• imbottiture intercambiabili

sostegno per lampade frontali

• strumenti di isolamento acustico

fessure di ventilazione per garantire prese d’aria laterali



Queste speciali funzionalità possono poi essere combinate tra loro e degli elmetti con respiratore o maschera di protezione, per esempio, possono avere il filtro o essere integrati con gli occhiali di protezione.


Le caratteristiche aggiuntive dipendono dal livello di protezione che si vuole raggiungere e dalle esigenze specifiche dell’utilizzatore e dell’area del lavoro.


Infine, è importante ricordare che in ogni caso tutti i caschi da lavoro devono sempre essere regolabili, per potersi adattare alla circonferenza del cranio con facilità.


Elmetti di sicurezza e caschi antinfortunistica: cosa dice la normativa

Il D.lgs. 81/08 sancisce che tutti i DPI sono obbligatori nel caso in cui i DPC non siano sufficienti a garantire totale sicurezza.

Devono essere idonei alle condizioni in cui verrà svolto il lavoro e devono essere facili da indossare e togliere in caso di emergenza.


Gli elmetti di sicurezza, in particolare, sono DPI di seconda o di terza categoria, in base alla certificazione che viene data.

Cosa significa?

I dispositivi di prima categoria sono quelli progettati per attività a rischio minimo e che possono causare solo danni di lieve entità.

Quelli di terza servono a proteggere i lavoratori da danni gravi o permanenti in attività che possono causare anche la morte.

La seconda categoria, infine, comprende i dispositivi legati ad attività con rischio rilevante, ma non sufficientemente significativo da rientrare nella categoria più alta.


Gli elmetti rientrano in genere nella seconda categoria, ma se sono DPI salva vita, utili per esempio a tutelare l’operatore dai rischi elettrici, allora rientrano nella terza.

Nel secondo caso, per usare i dispositivi, è obbligatorio per legge frequentare dei corsi specifici di informazione e addestramento, divisi in parte pratica e torica e necessari per fornire al lavoratore tutte le nozioni utili per ridurre al minimo i rischi durante un intervento.


I caschi antinfortunistici devono inoltre riportare sempre la marcatura CE e indicare nome o marchio del costruttore, anno e trimestre di fabbricazione, tipo dell’elmetto e grandezza o settore di grandezza.


Manutenzione DPI: come eseguirla e cosa sapere

Ogni volta che si pianifica un intervento, di lieve o grossa entità, il datore di lavoro è tenuto a valutare attentamente ogni possibile rischio reale o potenziale, e a scegliere i dispositivi adeguati.

Gli operatori devono essere equipaggiati al meglio e i DPI devono sempre essere forniti gratuitamente.

I lavoratori sono obbligati a utilizzarli in maniera corretta, usandoli solo per lo scopo per cui sono stati progettati, e si deve sempre provvedere a eventuali sistemazioni o sostituzioni dei dispositivi. Ogni intervento di riparazione deve poi essere documentato e svolto assicurando lo stesso livello di qualità offerto dal fabbricante al momento dell’acquisto.


I DPI devono essere conservati in buone condizioni, deve esserci grande attenzione alla pulizia e all’igiene e in nessun caso possono essere apportate modifiche non autorizzate.

Come tutti gli altri dispositivi, quindi, anche i caschi infortunistici devono rispettare queste regole: solo così è possibile lavorare in sicurezza e tutelarsi da ogni possibile rischio.


La manutenzione deve essere regolare e deve essere eseguita secondo le tempistiche e gli standard indicati nel libretto con le istruzioni d’uso.

Nel caso in cui questi requisiti non vengano rispettati è possibile andare incontro a sanzioni anche gravi.


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